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Le Camere dell’Eco

Le Camere dell’Eco

Vi siete mai chiesti quali sono le nostre camere dell’eco?

Avete mai letto delle “echo chambers”?

Pare infatti che i nostri Social network non siano altro che “camere di risonanza”, dove selezioniamo solo persone che ci piacciono.

Insomma, ogni volta che entriamo su Facebook e leggiamo un’opinione, tendenzialmente stiamo leggendo qualcosa che avremmo potuto scrivere anche noi, perchè tutto il resto o lo cancelliamo, o lo unfollowiamo o lo blocchiamo.

Tutti cerchiamo “social” che facciano eco alla nostra voce, che amplifichino e supportino il nostro pensiero.

Pensateci bene, soprattutto in questa quarantena eterna (enternantena usando le parole di Mahmood) quante volte avete letto “è giunto il momento di bloccare” Tizio o Caio solo perchè non la pensavano come il vostro congiunto di Facebook? Quante volte catfight inutili degenerano in profluvi di offese, blocchi pubblici e diffusioni private degli screenshot delle stesse?

Tutto perchè non si sopporta più un’idea diversa dalla propria, e sui social è sempre più difficile mascherarlo.

Se la teoria delle camere dell’eco pare vera, ecco che la domanda sorge spontanea: questo è un bene o un male? E’ davvero un male non volere disagiati sui nostri social? E fino a che punto un disagiato è legittimamente sopportabile e fino a che punto è bloccabile? Dov’è il discrimine?

Ne parlai a cena qualche mese fa, ed ecco che spunta mio padre, un po’ a cazzo, a ricordarmi che non tutti fanno drag, che non tutti sono gay e che quello che mi paga i gioielli vintage è (o meglio, era) il mio lavoro di giorno.

Insomma le camere dell’eco ci farebbero più danni che altro, impedendoci di vedere le conseguenze di quello che facciamo se la nostra vita abituale si allontana troppo dalle nicchie selezionate in cui passiamo i nostri giorni.

Ma è davvero così?

Ricordo che poco dopo quella conversazione ho trovato un cristiano evangelico (o qualcosa del genere) al supermercato, che ha cominciato a farneticare su come Gesù avrebbe chiesto a Veronica Louise Ciccone il permesso di tramutare l’acqua in vino. Bene, io, dall’alto delle mie note conoscenze bibliche (cazzo, sono pur sempre una suora!) mi sono permessa di dirgli che la storia non era esattamente andata così, e che per dire, alle nozze di cana è stata (la) Madonna a chiedergli il favore, e non viceversa e, ah, lui era vivo (e non morto, come diceva lui [roba da tso immediato]).

Poi ha continuato a dire cazzate su santi e madonne, e io gli ho detto che all’inferno ci si diverte lo stesso. Lui bianco. Ho calcato la mano dicendo che leggo le carte. Lui morto.

Io in versione Fattucchiera Pride lo lascio lì pietrificato.

Cioè, è davvero così male evitare di proposito tizi del genere?

Probabilmente no, tuttavia isolarsi, attorniandoci di pappagalli, leccapiedi e di gente con il nostro ESATTO credo socio-politico, non mi sembra il migliore dei fact-checking.

Blue Sorella Jean Claude

Quindi, se lo fate, ricordatevi che al di fuori della vostra bolla esiste tutto un mondo che, anche solo per proteggersene, è il caso di conoscere.

Vostra

SorellaJc

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